San Giovanni Gualberto,

fondatore dell'Abbazia di Vallombrosa

e patrono dei Forestali

il Cammino di San Giovanni Gualberto

un Anello che tocca i luoghi del Santo

il Cammino di San Giovanni Gualberto Il Percorso

Il cammino di San Giovanni Gualberto si identifica con il proprio logo un ovale di colore verde, essendo il santo, patrono dei forestali i cui colori sono il verde , all’interno dell’ovale verde è scritto cammino di San Giovanni Gualberto, all’estremità superiore dell’ovale si trova una freccia di colore azzurro che indica la direzione da seguire, nel centro vi è l’immagine di una mano che impugna un bastone a due teste simbolo dei monaci Vallombrosani di cui esso ne è il fondatore. Il cammino è segnalato inoltre con frecce e tratti azzurri poste su alberi, pietre ecc.. lungo il percorso.

Il personaggio:

Per meglio comprendere il progetto di questo cammino è necessario conoscere prima, almeno sommariamente, la figura di un grande Santo fiorentino. San Giovanni Gualberto, fondatore dell’Abbazia di Vallombrosa, dalla quale prendono nome i Monaci Vallombrosani. Giovanni, figlio di Gualberto, nacque a Poggio petroio (nel comune di Tavarnelle) da nobile famiglia fiorentina, i Visdomini. I tristi tempi di lotte fratricide lo trovarono ancora giovane al bivio dell’odio e dell’amore. Un suo parente, forse il fratello Ugo, fu assassinato e a Giovanni, secondo il costume del tempo, fu assegnato il compito di vendicare l’oltraggio con la morte dell’uccisore. Il drammatico incontro avvenne in una strettoia fuori di Porta S. Miniato, a Firenze. Di fronte al nemico che, tremante e con le braccia stese in forma di croce, invoca pietà, Giovanni getta la spada, scende da cavallo e concede il perdono. Sale alla basilica poco distante di S. Miniato, si inginocchia davanti al crocifisso. Il Cristo, racconta il Biografo del Santo, mosse il capo in segno di approvazione. A motivo di ciò S. Giovanni Gualberto è riconosciuto come l’ “Eroe del perdono”. In seguito a tale episodio, Giovanni decise di ritirarsi nel monastero benedettino annesso alla basilica di S. Miniato, vincendo le dure resistenze del padre. Lo spirito indomito del cavaliere si trasfuse nel monaco e riemerse quando si trattò di difendere la Chiesa, deturpata allora dalla simonia e dal nicolaismo.

Il suo ardente zelo evangelico si diresse contro lo stesso abate del monastero, Oberto, e il vescovo di Firenze, Pietro Mezzabarba, entrambi simoniaci. Non potendo scendere a compromessi e non riusendo ad allontanarli dal loro ufficio, decise di ritirarsi in solitudine.

Abbandonato quel monastero, dopo varie peregrinazioni, giunse a Vallombrosa, ove conducevano vita eremitica due monaci di Settimo, Paolo e Guntelmo. L’ideale monastico di Giovanni, però rimaneva quello comunitario o cenobitico, com’è presentato nella Regola di S. Benedetto. Perciò, a distanza di tempo, con Paolo e Guntelmo e con altri, attratti dalla sua personalità e santità, diede vita alla nuova fondazione di Vallombrosa.

Desideroso di esprimere una forma di vita monastica coerente con la Regola, vincolò la sua comunità alla stretta povertà evangelica, alla vita di preghiera e di comunione fraterna, all’ospitalità e al lavoro.

La riforma monastica attuata a Vallombrosa fu l’opera principale di S. Giovanni Gualberto; tuttavia con gli uomini usciti dalla sua scuola, “scuola del servizio divino” (RB, Prol.45) e la fondazione di nuovi monasteri, contribuì grandemente ad una più vasta opera di rinnovamento ecclesiale, di monaci, chierici e laici, universalmente nota come “Riforma gregoriana”, dal nome del suo massimo esponente, Gregorio VII.

Non è possibile in questa sede considerare debitamente la statura e l’opera di un così grande riformatore. Rimandiamo il cortese lettore ad opere più specifiche e complete.

Il Santo spese i suoi ultimi anni nello sviluppo e nella guida della nascente Congregazione, nonostante il peso degli anni e della malattia. Morì il 12 luglio 1073 a Badia a Passignano in Val di Pesa (Firenze), uno dei più insigni monasteri affidati ai suoi monaci, ove da allora si conservano ininterrottamente le sue spoglie mortali. Fu

canonizzato da Celestino III nel 1193, a 120 anni dalla morte.

Pio XII, il 12 gennaio 1951 dichiarò S. Giovanni Gualberto Patrono dei Forestali d’Italia, eleggendolo pure il 24 aprile 1957 Patrono dei Forestali dello Stato di S. Paolo in Brasile.

 

Il mito:

Sostiene l’immaginario collettivo e consente lo stabilirsi di relazioni virtuose tra il territorio ed i viaggiatori. Lo si sostiene con strumenti diversi, libri, documentari, articoli, interviste, convegni ecc. . . .